da Dott. Marco Doccisi | 12 Giu 2023 | Carie e otturazioni, Consigli del dentista, Igiene orale
Come funziona la devitalizzazione dei denti? Quando è necessaria e quanto dura il dolore dopo l’intervento? Ne parliamo in questo articolo.
Avere denti sani e forti quanto più a lungo possibile è ciò che tutti ci auguriamo.
Per questo bisogna prendersi cura dei propri denti fin da piccoli, così da non incappare in situazione spiacevoli come le temute carie dentali, che se non prese in tempo possono provocare seri danni e dolore acuto.
La devitalizzazione del dente è la tecnica odontoiatrica utilizzata dai dentisti per salvare in extremis i nostri denti dall’estrazione.
Quando parliamo di devitalizzazione dei denti ci riferiamo a un vero e proprio intervento chirurgico che consiste nella rimozione della polpa dentale malata. La polpa dentale è costituita da piccole arterie, vene e nervi, e può essere danneggiata dai batteri che compongono la carie, causando un dolore molto forte.
La devitalizzazione è l’ultima possibilità di salvare il dente prima che questo venga estratto.
Quando è necessario devitalizzare un dente?
La devitalizzazione del dente è consigliabile come soluzione a seconda delle diverse problematiche, per esempio quando il dente cariato causa un dolore nel paziente talmente invalidante da compromettere lo svolgimento delle attività quotidiane, oppure quando la carie è molto profonda e arriva a infiammare il tessuto che costituisce la polpa.
Altri casi in cui la devitalizzazione è necessaria riguardano la lesione del dente, che può causare un’infezione e la successiva formazione di un granuloma, o ancora quando si sviluppa un’ipersensibilità del dente al contatto con cibi freddi o caldi e a movimenti meccanici come la masticazione.
Può interessarti anche:
Prevenire la carie nei bambini: consigli su come proteggerli
Quanto tempo ci vuole per devitalizzare un dente?
Dopo diversi anni di studi e nuove tecnologie, l’intervento di devitalizzazione dei denti non è più una procedura dolorosa.
Si procede con una serie di sedute di controllo e alcune radiografie al cavo orale per individuare il dente cariato da devitalizzare. A questo punto si può finalmente procedere con l’intervento odontoiatrico, che nel complesso dura circa due o tre ore.
Per iniziare si somministra un’anestesia locale al dente, quindi si posiziona attorno agli altri denti una protezione di lattice chiamata diga.
Nel passaggio seguente la corona del dente viene forata per consentire a uno strumento apposito, chiamato lima canalare, di estrarre la polpa dentale danneggiata.
Successivamente si pulisce il canale radicolare dai residui batterici e lo si riempie con un materiale chiamato guttaperca, composto da una resina di origine naturale che si trasforma poi in idrossido di calcio, così da sigillare e ricostruire il dente qualora vi fossero parti mancanti.
Infine, viene applicata un’otturazione temporanea.
È fondamentale lavare i denti dopo la devitalizzazione in modo molto accurato, perché un dente devitalizzato non è immune da infezioni future. Si consiglia pertanto un controllo periodico dal medico dentista ogni 6/12 mesi.
Quanto dura il dolore dopo la devitalizzazione di un dente?
In attesa della visita odontoiatrica, che consigliamo di prenotare al più presto in caso di infiammazione ai denti, si può ricorrere ad alcuni accorgimenti che consentono di alleviare e sopportare meglio il dolore:
- preferisci cibi liquidi, molli e semi molli, come formaggi freschi, tritato, purea e zuppe, almeno fino a quando non avrai una terapia contro il dolore prescritta dallo specialista;
- non bere liquidi troppo caldi o troppo freddi direttamente, perché stimolano ancor di più i centri nevralgici del dolore, quindi optare per berli con una cannuccia o per bevande a temperature ambiente;
- assumi alimenti ricchi di magnesio e vitamina B, che agiscono e supportano il sistema nervoso;
- continua a curare l’igiene orale con uno spazzolino morbido, utilizzando acqua tiepida o a temperatura ambiente e il filo interdentale per togliere i residui;
- applica impacchi di ghiaccio esterni in caso di dolore acuto, sfruttandone l’azione analgesica naturale per ridurre il dolore e il bruciore.
Prevenire il dolore ai denti
Vediamo quali sono le conseguenze di una devitalizzazione del dente riguardo il post operazione.
È normale avere ipersensibilità dentale nei giorni successivi all’intervento, invece è meno frequente la possibilità di provare mal di denti dopo la devitalizzazione, ma non è escluso. Di solito il dolore può durare dai 15 ai 20 giorni; se persiste è meglio ricontattare il proprio dentista.
Per alleviare il dolore ai denti si può applicare sulla zona interessata un po’ di ghiaccio, che oltre ad anestetizzare temporaneamente il dolore, sgonfia anche la gengiva provata dall’operazione. In alternativa se il dolore è acuto, si possono prendere antidolorifici su consiglio del dentista.
Cosa succede se non si devitalizza un dente?
Quando il dente subisce un danno, che sia una carie o un altro tipo di trauma, il nervo all’interno può risultare danneggiato anche se il dente non presenta all’apparenza rotture o scheggiature, e se non si interviene per tempo l’infiammazione o l’infezione della polpa del dente possono causare dolore e ascessi dentali.
Il dente devitalizzato, pur perdendo la sua sensibilità al caldo e al freddo rispetto agli altri denti, preserva la sua funzione e il suo aspetto estetico dopo l’operazione, e può avere lo stesso arco di vita di un dente sano.
Devitalizzazione dente: costo
Il costo per una devitalizzazione di un dente varia in base al tipo di operazione da eseguire e alla successiva ricostruzione del dente.
A oggi, la devitalizzazione dente è l’unica tecnica odontoiatrica che consente di alleviare il dolore acuto prima dell’estrazione e non esiste un’alternativa alla devitalizzazione dei denti. Rimane quindi l’intervento più efficace per continuare a conservare il dente.
Il Dott. Doccisi, svolge la sua attività di dentista nel suo studio di Firenze in Via Vincenzo Borghini 1.
Laureato in Medicina e Chirurgia, è iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri col n.1278.
da Dott. Marco Doccisi | 17 Mag 2023 | Carie e otturazioni, Consigli del dentista, Igiene orale
Perché viene la nevralgia ai denti? Come si riconosce un’infiammazione denti e quali accorgimenti possiamo adottare per calmare il dolore? In questo articolo parleremo degli stati infiammatori che coinvolgono la dentatura, spesso correlati a un problema piuttosto comune: l’infiammazione del trigemino.
Infiammazione trigemino denti: cause
Con nevralgia ai denti ci si riferisce a uno stato generico di dolore che può riguardare un singolo dente, l’intera arcata dentaria o le gengive. Questo dolore non è sempre costante: durante il giorno può ridursi e poi tornare, specie durante i pasti, per via della masticazione.
Qual è, però, la vera causa del dolore diffuso a tutti i denti o a un singolo dente? Perché viene la nevralgia ai denti?
A sollecitare il fastidio ai denti è spesso l’infiammazione del trigemino, detto anche V nervo cranico, che ha il compito di trasferire al cervello le informazioni che riguardano il volto e tutti i tessuti al suo interno.
La nevralgia al trigemino si può presentare, quindi, in caso di problemi dentali, tra cui i più comuni:
- trauma o frattura del dente;
- carie;
- cattiva igiene orale;
- fumo;
- operazioni di chirurgia orale;
- ascessi sui denti devitalizzati, causati da un’infezione batterica;
-
bruxismo;
- cisti;
-
parodontite, ossia infiammazione gengivale;
- eruzione di nuovi denti, come le mole del giudizio o i nuovi denti dopo la caduta dei denti da latte.
Anche alcune malattie del sistema nervoso possono provocare l’infiammazione del trigemino; in quel caso, oltre al dolore al fastidio ai denti, si può manifestare un mal di testa frequente, anche unilaterale.
Può interessarti anche:
Parodontopatia: 8 domande più frequenti
Sintomi nevralgia del trigemino denti
Cosa si prova quando si infiamma il nervo del dente, così come viene chiamato da molti pazienti? I sintomi più comuni si concentrano soprattutto sulle arcate, sulla mandibola e sulla mascella.
Anche se il dolore non è costante, quando si ha una nevralgia ai denti il fastidio si presenta quasi sempre durante la masticazione, in particolare di cibi solidi e croccanti. Il dolore alla masticazione, che si irradia su tutta l’arcata dentaria vicina, è quindi molto frequente.
Gli altri sintomi possono variare a seconda delle cause. Se la nevralgia è causata da un’infezione batterica, da una carie o da un ascesso, è probabile che si noti un rigonfiamento del viso in corrispondenza della zona di dolore. La guancia potrebbe anche bruciare, in questo caso, rendendo ancora più evidente l’infiammazione denti.
Quando, invece, si avverte una sensazione di pressione ai denti, in particolare al risveglio, è ipotizzabile che la causa sia da associare al bruxismo, ossia all’azione di serrare la mandibola e di digrignare i denti durante la notte, mentre si dorme, in maniera involontaria.
Il dolore ai denti, infine, può esprimersi anche con un dolore connesso al collo e alla rigidità del collo e delle spalle, oltre al mal di testa unilaterale che coinvolge la parte del dente dolorante.
Cosa fare per nevralgia ai denti
In attesa della visita odontoiatrica, che consigliamo di prenotare al più presto in caso di infiammazione ai denti, si può ricorrere ad alcuni accorgimenti che consentono di alleviare e sopportare meglio il dolore:
- preferisci cibi liquidi, molli e semi molli, come formaggi freschi, tritato, purea e zuppe, almeno fino a quando non avrai una terapia contro il dolore prescritta dallo specialista;
- non bere liquidi troppo caldi o troppo freddi direttamente, perché stimolano ancor di più i centri nevralgici del dolore, quindi optare per berli con una cannuccia o per bevande a temperature ambiente;
- assumi alimenti ricchi di magnesio e vitamina B, che agiscono e supportano il sistema nervoso;
- continua a curare l’igiene orale con uno spazzolino morbido, utilizzando acqua tiepida o a temperatura ambiente e il filo interdentale per togliere i residui;
- applica impacchi di ghiaccio esterni in caso di dolore acuto, sfruttandone l’azione analgesica naturale per ridurre il dolore e il bruciore.
Prevenire il dolore ai denti
Come sempre, in medicina, la miglior arma resta la prevenzione, e il caso della nevralgia ai denti non fa eccezione: le buoni abitudini quotidiane sono alla base di una dentatura sana, quindi è bene lavare i denti dopo ogni pasto, usare il filo interdentale, lo scovolino o l’idropulsore per eliminare i residui e fare una pulizia dei denti professionale in ambulatorio odontoiatrico almeno una volta all’anno.
Il rispetto di questa semplice routine riduce notevolmente la presenza di infezioni batteriche causate da accumulo di tartaro, placca, carie e infiammazioni gengivali, che portano poi all’infiammazione dentale.
Quanto dura una nevralgia ai denti?
Non è possibile rispondere in maniera univoca a questa domanda, poiché tutto dipende dalle cause scatenanti del dolore.
In genere, in caso di problemi dentali come carie, ascessi, piorrea e cisti, è necessaria una visita odontoiatrica per la prescrizione di analgesici, antinfiammatori o antibiotici, preliminari solitamente a una rimozione del dente per via chirurgica o ad altri trattamenti di cura.
Talvolta, la nevralgia del trigemino non è connessa a un problema dentale, ma a una ragione di altra natura legata al sistema nervoso. In questo caso, è utile comunque fare una visita dentistica per escludere cause legate alla salute dei denti e procedere con la giusta diagnosi.
Il Dott. Doccisi, svolge la sua attività di dentista nel suo studio di Firenze in Via Vincenzo Borghini 1.
Laureato in Medicina e Chirurgia, è iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri col n.1278.
da Dott. Marco Doccisi | 17 Apr 2023 | Consigli del dentista, Igiene orale
Lo scovolino denti è uno strumento necessario per un’igiene orale completa? Ne parliamo in questo articolo.
Armatevi di un bel sorriso e conquisterete il mondo!
Le armi a nostra disposizione per avere un sano sorriso smagliante e un alito sempre profumato, sono ben cinque.
Una corretta ed efficace pulizia quotidiana del cavo orale prevede l’utilizzo dello spazzolino, meglio se elettrico perché agisce più intensamente sulla placca; un buon dentifricio; il filo interdentale; il collutorio e ultimo, ma non per importanza, lo scovolino, perfetto per eliminare ogni residuo di cibo tra i denti e prevenire infiammazioni alle gengive.
Il momento giusto per usare lo scovolino denti è la sera, prima dello spazzolino, così da avere più tempo per rimuovere i residui di cibo della giornata e prestare maggiore attenzione ai movimenti da compiere.
Per ottenere una buona pulizia orale e per evitare di danneggiare le gengive, vista la sua azione più incisiva rispetto al semplice spazzolino, lo scovolino va usato senza dentifricio.
Lo scovolino è uno strumento utilissimo anche per chi indossa apparecchi ortodontici: è capace di arrivare a pulire fino al 60% della superficie del dente, operazione che risulta difficile solo con l’utilizzo dello spazzolino per i denti.
Come rimuovere la placca dai denti?
La placca dentale è la formazione di una patina incolore sui denti, composta da alcuni batteri che si nutrono dei residui di cibo presenti nel cavo orale, a cui si aggiunge la calcificazione delle proteine presenti nella saliva che conferisce un colore diverso e causa le macchie sui denti.
Tra i vari strumenti a disposizione per la cura della bocca, lo scovolino interdentale è forse il meno conosciuto, pur avendo un’ottima capacità pulitiva delle fessure interdentali, luogo in cui i residui di cibo rimangono bloccati a volte anche dopo aver usato lo spazzolino.
Qu proliferano i batteri, che causano placca e tartaro se non rimossi bene; è proprio qui che lo scovolino interviene in aiuto allo spazzolino, e andrebbe utilizzato ogni giorno per l’igiene orale quotidiana.
Può interessarti anche:
Spazzolino ultrasonico: come funziona e quale comprare
Il movimento che deve compiere lo scovolino per funzionare correttamente è quello di andare avanti e indietro per due o tre volte tra gli spazi interdentali.
Esistono due tipologie di scovolini per i denti tra cui scegliere: uno è lo scovolino interdentale classico, l’altro è lo scovolino elettrico.
Gli scovolini elettrici costituiscono una buona alternativa a quelli classici, in quanto, similmente allo spazzolino elettrico, raggiunge con più efficacia gli spazi più stretti e insidiosi tra i denti.
La classificazione per colori e misure è pensata per adattarsi ad ogni tipo di fessura tra dente e dente, venendo incontro alle esigenze di tutti.
La durata di uno scovolino per denti in media è di 10/15 giorni. In ogni caso, se ancor prima di questo lasso di tempo le setole iniziano a perdere elasticità e ad aprirsi, si consiglia di sostituirlo con uno nuovo.
Benché la vita di uno scovolino per i denti sia di circa due settimane, e di conseguenza andrebbe sostituito con uno nuovo, si deve prestare attenzione a mantenerlo sempre ben igienizzato.
Per prima cosa bisogna conservarli in un luogo asciutto e ben pulito; se lo si vuole disinfettare dopo ogni utilizzo si può ricorrere al colluttorio, oppure si può immergere in una soluzione di acqua e bicarbonato ricordando sempre di asciugare bene le setole.
Se fin da bambini si ricorre a queste soluzioni quotidiane per la cura della bocca, il rischio di problematiche legate ai denti, come carie, gengiviti, tartaro e infiammazioni si riduce notevolmente nell’età adulta.
Rimane sempre importante affidarsi ai dentisti per programmare almeno una seduta annuale di igiene orale professionale, in modo da prevenire qualsiasi tipo di problema dentale.
da Dott. Marco Doccisi | 16 Feb 2023 | Consigli del dentista, Igiene orale
Un bel sorriso smagliante è il biglietto da visita che tutti vorremmo mostrare quando incontriamo il prossimo. Il suo peggior nemico? Il tartaro, che rende i denti sporchi e ingialliti.
Rimuovere il tartaro è un’operazione che va eseguita giornalmente, a partire da casa propria, con l’uso di dentifricio e spazzolino dopo ogni pasto. Così si può evitare che il tartaro si stratifichi nel corso del tempo, rendendo così la sua rimozione molto più impegnativa.
La formazione del tartaro è dovuta ad un accumulo di composti minerali; inizialmente si crea una patina incolore, chiamata placca batterica, composta da alcuni batteri che si nutrono dei residui di cibo presenti nel cavo orale dopo ogni pasto, e da proteine della saliva che, calcificandosi intorno allo strato superficiale dei denti, ne determinano i cambiamenti di colore nel tempo.
Quali sono le cause dei denti sporchi?
Tra le cause principali dei denti sporchi sussistono una serie di fattori che, se trascurati, possono provocare diversi fastidi come infezioni dentarie più o meno gravi, malattie parodontali e gengivali, nonché evidenti disagi estetici.
Questi disturbi sono determinati, nella maggior parte dei casi, da una poco corretta cura del cavo orale, dai depositi di placca e cibo, dal consumo di caffè e tè, fumo e tabacco, che fanno assumere allo strato di tartaro una colorazione variabile dal giallognolo al grigio scuro nel suo stadio peggiore.
Esistono due diverse tipologie di tartaro. Il primo è quello che si sviluppa sulla superficie esterna del dente, che può essere trattato se ancora allo stato iniziale, con una buona pulizia dei denti; il secondo tipo è quello che si forma sotto la gengiva ed è evidente per la sua colorazione scura. Questo è causa principale delle infezioni gengivali all’interno delle tasche parodontali, e questo tipo di tartaro può essere rimosso solo con l’aiuto di un igienista dentale.
Può interessarti anche:
Sbiancamento denti professionale: i consigli del dentista