da Dott. Marco Doccisi | 23 Giu 2021 | Consigli del dentista
Che connessione esiste tra mal di testa, mal di schiena e chiusura della bocca? La risposta è in mano alla gnatologia, una branca specifica dell’odontoiatria che si occupa di movimento della mandibola.
Nel corso del tempo la medicina ha preso sempre più coscienza di come tutte le parti del corpo umano siano interconnesse tra loro, tanto da arrivare a formare nuove classi di studio specializzate proprio nello studio di questi collegamenti.
In tale direzione, nella sfera dell’odontoiatria, si pone la gnatologia, ossia lo studio del rapporto tra mandibola e cranio e di come questo possa interferire con il resto del corpo, portando a problemi di udito, postura ed equilibrio.
La gnatologia può essere d’aiuto se, in presenza di una chiusura mandibolare errata o di una mascella storta, si manifestano dolori al tratto cervicale, acufeni, vertigini, perdita di equilibrio, mal di testa ricorrente e problemi posturali.
A cosa serve lo gnatologo?
Lo gnatologo è un dentista specializzato in ATM, ossia nello studio dell’articolazione temporo-mandibolare.
L’ATM è una piccola articolazione che collega la mandibola al resto del cranio, ed è quella che permette di aprire e chiudere la bocca per masticare, parlare o respirare. In alcune persone, questa articolazione si presenta più flessibile delle altre: è ad esempio il caso di chi ha una mandibola che scricchiola.
A lungo andare, l’articolazione può però subire un allenamento eccessivo, o può bloccarsi del tutto (esempio classico è la mandibola che si blocca) a causa di tensioni muscolari (in caso di bruxismo, ad esempio) o per traumi improvvisi causati da incidenti.
I problemi a carico dell’ATM sono gestiti dallo gnatologo, insieme ad altri specialisti quali il posturologo o l’ortodontista che intervengono per trovare una risoluzione corale al problema.
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Come si svolge una visita gnatologica?
Durante la visita gnatologica, il professionista intervista il paziente per conoscere la sua storia clinica e individuare gli eventuali traumi che possono aver contribuito alla malocclusione.
Non si intendono, in questo caso, solo traumi da incidente: anche una malocclusione sviluppata in tenera età, come avviene ad esempio per chi utilizza il ciuccio a lungo durante l’infanzia, può causare disturbi all’articolazione temporo-mandibolare da adulti.
Dopo aver raccolto l’anamnesi, lo gnatologo sottopone il paziente a una visita obiettiva per valutare i possibili problemi alla mandibola, con la masticazione, la chiusura della bocca e le funzionalità dell’articolazione.
Da qui può intuire se il paziente soffre di bruxismo, ossia digrigna inconsapevolmente i denti dando tensione continua alla mandibola, o di una malocclusione detta morso incrociato, quando la mandibola si chiude lateralmente per far combaciare le due arcate dentarie.
Lo gnatologo, se lo ritiene opportuno, può chiedere di eseguire alcuni esami diagnostici, come una risonanza magnetica o un’ortopanoramica, per effettuare controlli più approfonditi.
Gnatologia e postura
Com’è quindi possibile che i denti condizionino la postura, a tal punto da causare cervicalgia, vertigini e cefalee?
La risposta è nella relazione esistente tra i muscoli incaricati della masticazione e i muscoli delle spalle: questa connessione è determinante per la postura della testa, e se è presente un disequilibrio, i muscoli del collo ne risentono di conseguenza.
Spesso è proprio una malocclusione a causare una masticazione errata. Quando questo accade, lo gnatologo consiglia spesso l’uso del bite, un dispositivo mobile da posizionare tra le due arcate dentali come “guida” per correggere la posizione della mandibola rispetto al cranio.
Il bite viene realizzato dall’ortodontista in base alla forma della bocca del paziente. Può essere utilizzato sia di notte che di giorno, secondo le indicazioni del medico, per contrastare il bruxismo e la tensione muscolare che ne deriva.
Dal momento che agisce sul rapporto cranio-mandibolare, il bite aiuta per naturale conseguenza a migliorare la masticazione, la respirazione e la postura. Tutti i muscoli maxillo-facciali si rilassano, così come quelli delle spalle; il bite da solo riesce spesso a risolvere problemi di malocclusione.
In aggiunta alle terapie gnatologiche, lo specialista può consigliare al paziente di alleviare il dolore a carico del tratto cervicale, delle spalle e della schiena con il supporto di un fisioterapista o di un osteopata.
Gnatologia Firenze
All’interno del nostro studio dentistico a Firenze gestiamo il complesso rapporto tra masticazione e assetto muscolare, individuando le malocclusioni che generano problemi di postura, acufeni, cefalee.
Se non chiudi bene la bocca o avverti la tipica mandibola a scatto, contattaci per fissare un appuntamento e risolvere il problema con una corretta terapia gnatologica.
Il Dott. Doccisi, svolge la sua attività di dentista nel suo studio di Firenze in Via Vincenzo Borghini 1.
Laureato in Medicina e Chirurgia, è iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri col n.1278.
da Dott. Marco Doccisi | 17 Giu 2021 | Consigli del dentista, Ortodonzia
Cos’è il diastema?
Con diastema dentale s’intende lo spazio che si crea tra due denti, soprattutto lo spazio tra i denti davanti. Da molti questa fessura tra i denti è considerata un difetto estetico, tanto da rivolgersi al proprio dentista di fiducia per correggere il proprio sorriso.
Per molti altri invece il diastema è considerato di gran fascino, ci basti pensare ai tanti artisti contemporanei, che sfoggiano il loro sorriso con grande orgoglio. Possiamo prendere ad esempio artisti del calibro di Madonna, da decenni icona mondiale di bellezza, all’attrice francese Lea Seydoux, altra icona di bellezza, o all’attore del Signore degli Anelli Elijah Wood. Tutti e tre con un bel diastema tra i due incisivi superiori.
Oggi comunque è possibile correggere in maniera semplice e indolore questo spazio tra denti contigui, con alcuni strumenti e tecniche eseguite dal dentista.
Come si crea lo spazio tra denti?
Lo spazio tra i denti si può formare per diversi motivi. Quello più comune è lo squilibrio tra la dimensione della mascella e quella dei denti. Con una mascella eccessivamente grande rispetto ai denti, questi non riuscirebbe a posizionarsi correttamente lasciando uno spazio, il diastema.
Ci sono però altre cause di diastema, tra cui:
- La microdonzia, ovvero quando i denti sono più piccoli del normare in confronto alla mandibola.
- La mancanza congenita di uno o più denti, chiamata anche agenesia dentale, che evidenzia lo spazio tra i denti mancanti e quelli adiacenti.
- L’aumento delle dimensioni della mandibola.
- La perdita dei denti.
- La dimensione non corretta del frenulo gengivale, ovvero quella piccola mucosa di pelle che collega il labbro e la gengiva. Nel caso di frenulo troppo largo o corto, questo può favorire la formazione del diastema dentale.
- Abitudini sbagliate di sunzione o di iperattività linguale.
- Presenza di cisti dentali radicolari o odontomi.
- Malattia parodontale o malattie sistemiche in generale.
- Familiarità genetica.
Diastema dentale di tendenza tra le star
Diastema dentale nei bambini
Lo spazio tra i denti, soprattutto lo spazio tra i denti incisivi centrali, è molto frequente nei bambini. Almeno fino al compimento dei 6 anni, quasi tutti i bambini presentano lo spazio tra i denti da latte. Questo è dovuto alla normale crescita e conformazione dell’arcata dentale. Questo diastema da latte, si chiude in maniera naturale negli anni successivi almeno fino al nono anno di età del bambino. Dopo questa soglia, si può parlare di diastema dentale da correggere.
Le cause del diastema nei bambini
Il diastema nei bambini, si può presentare per cause naturali, come familiarità genetica, oppure per una sproporzione tra mandibola e dente. Può verificarsi però anche per cattive abitudini, come quella frequente di ciucciarsi il pollice o per cause di iperattività linguale, durante la quale la lingua va erroneamente a premere sui due incisivi anteriori.
Diastema dentale rimedi
Il diastema di per sé non è un problema per la salute orale. Può diventare però un problema di carattere estetico e psicologico nel momento in cui l’individuo non si accetta o non si piace quando sorride.
Esistono diversi trattamenti per risolvere lo spazio tra i denti. Ecco quali sono:
- Ricostruzione in composito, ovvero con l’applicazione di un sottile strato di resina composita che vada a chiudere lo spazio tra i due denti.
- Faccette Dentali, ovvero delle piccole protesi di ceramica molto sottili, probabilmente il trattamento più comune per correggere il diastema dentale. Le faccette dentali vengono applicate sopra la superficie dentale a coprire il dente naturale, e sono sia molto resistenti che durature nel tempo.
- Apparecchio dentale o allineatore trasparente. Quando il diastema è dovuto ad un disallineamento dentale, oppure da un dente mancante, è possibile correggere il problema con l’ortodonzia e l’utilizzo di apparecchi dentali o di allineatori. Questi non fanno altro che correggere la dentatura, in maniera che questa si riallinei correttamente e vada a correggere naturalmente gli spazi vuoti tra un dente e l’altro.
- Corone o impianti dentali. In caso di denti estremamente compromessi, il dentista può decidere di procedere alla chirurgia orale, con l’inserimento di impianti dentali. Oppure in caso di denti compromessi lievemente, con cure endodontiche e l’applicazione di corone dentali.
Diastema nei denti inferiori: cambia qualcosa?
Il diastema ai denti può presentarsi sia nei denti incisivi superiori, ma anche nei denti inferiori. Parlando sia di causa che di trattamento, questi spazi tra i denti sono assolutamente indifferenti per il posto in cui si trovano. Però, quando si tratta dei denti davanti, l’impatto estetico è sempre il fattore preponderante che spinge il paziente a rivolgersi al dentista.
Quanto costa la chiusura del diastema?
Il costo, come in tutti i trattamenti odontoiatrici, varia da caso a caso. Si parte da un costo di un centinaio di euro circa a dente, per la semplice ricostruzione in composito. Ma possiamo finire a spenderne anche migliaia di euro per una soluzione di chirurgia implantare. La soluzione migliore è quella di rivolgersi al proprio dentista di fiducia, per richiedere un consulto e farsi fare un preventivo personalizzato.
Nel mio studio dentistico di Firenze, trattiamo anche casi di diastema dentale, non esitare a contattarci per una consulenza.
Il Dott. Doccisi, svolge la sua attività di dentista nel suo studio di Firenze in Via Vincenzo Borghini 1.
Laureato in Medicina e Chirurgia, è iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri col n.1278.
da Dott. Marco Doccisi | 7 Giu 2021 | Consigli del dentista, Protesi dentarie
Le protesi dentali sono indispensabili per mantenere la corretta disposizione dei denti nella bocca e prevenire problemi di occlusione e patologie del cavo orale.
Quando un dente cade, sia per conseguenza di una parodontopatia o per un evento traumatico, lo spazio lasciato all’interno della dentatura non è destinato a rimanere vuoto a lungo.
I denti, infatti, sono portati a muoversi, anche di pochi millimetri, per cercare di coprire tutto lo spazio della gengiva. Anche se non ce ne accorgiamo, l’alloggio vuoto lasciato da un dente caduto fa sì che i denti vicini si restringano, nel tentativo di occupare quello spazio.
Queste modificazioni della dentatura possono portare a problemi di malocclusione, che a loro volta incentivano dolori posturali, mal di testa, difficoltà alla masticazione, nonché il deposito di placca, la carie e le infiammazioni alla gengiva.
Le protesi dentarie costituiscono la migliore soluzione per sostituire i denti mancanti. Il dentista può avvalersi di tre tipi di protesi, a seconda dello stato dei denti e della gengiva del suo paziente: protesi dentarie fisse, protesi dentarie mobili e protesi dentarie rimovibili.
Protesi dentarie fisse
La protesi dentaria fissa è costituita da un dente finto, ricostruito nella forma e nelle dimensioni del dente mancante, fissato nel vuoto gengivale da occupare attraverso l’apposito cemento per protesi dentali fisse o con tecniche di impiantologia che includono l’uso di viti di fissaggio.
Ad oggi esistono tre tipi di protesi fisse dentarie: faccette, corone e ponti dentali. A queste si aggiungono le protesi fisse su impianti dentali.
Faccette dentali
Le faccette sono applicazioni di porcellana e zirconio che sostituiscono le parti mancanti di un dente, in caso di frattura parziale o forme e dimensioni anomale dei denti. Hanno una grande valenza estetica, mantenendo sia il bianco che la lucidità naturale dei denti, e vengono utilizzate anche per sostituire le vecchie otturazioni in amalgama di colore argento.
Corone dentali
Le corone sono rivestimenti del dente che, con l’andare del tempo, ha perso resistenza a causa di devitalizzazioni o altre patologie. Possono essere realizzate solo su denti naturali o su precedenti restauri o impianti dentali.
Ponti su denti naturali o impianti
La tecnica del ponte dentale viene utilizzata in caso di dente completamente assente. Lo spazio vuoto della gengiva viene riempito con un dente finto che si appoggia sui denti vicini, solitamente sani, per trovare il suo incastro e il suo sostegno naturale. I denti attigui devono essere devitalizzati per poter eseguire questo trattamento; proprio per questo si tende oggi a utilizzare sempre meno il ponte, poiché prevede la devitalizzazione dei denti vicini, andando a toccare così denti perfettamente sani.
Protesi dentarie mobili
Le protesi rimovibili vengono utilizzate in caso di assenza di più denti.
Quando manca tutta, o quasi tutta, la dentatura, il dentista proporrà una dentiera, protesi completa dei denti che viene applicata sulle gengive attraverso un adesivo per dentiera. La dentiera può essere dentiera fissa o mobile. Nel caso della mobile il paziente la indossa durante il giorno e la rimuove nelle ore notturne o nelle ore di riposo.
Per la sostituzione di un numero minore di denti, ove quindi non è necessaria la classica dentiera, si ricorre invece a protesi mobili che si agganciano ai denti vicini.
Protesi dentarie mobili scheletrato
Questo genere di protesi è costituito da uno scheletro in metallo, su cui viene impiantato un dente in resina. Lo scheletro presenta dei gancetti alle estremità, da agganciare ai denti vicini che fungono così da supporto. Anche questo dente, come la dentiera, può essere rimosso per pulire la zona circostante.
Protesi dentarie mobili con ganci invisibili
I gancetti in metallo delle protesi con scheletrato rappresentano un problema estetico non di poco conto: molte persone non amano vedere il fil di ferro in evidenza tra le gengive. Per questo sono nate le protesi mobili flessibili in nylon, materiale che si nasconde perfettamente nel colore naturale delle gengive. Risulta inoltre meno traumatico dello scheletrato, spesso causa di lesioni e graffi gengivali.
Ricordiamo, infine, che anche le protesi mobili possono essere fissate definitivamente grazie alla tecnica di implantologia delle protesi a bottone.
Protesi dentali miste
La protesi dentale combinata coniuga la resistenza e la lunga durata delle protesi fisse alla possibilità di rimuovere il dente agganciato.
Si realizza con una parte metallica invisibile a cui vengono agganciate corone e faccette dentali. Le corone e le faccette costituiscono la parte fissa della protesi, mentre lo scheletro metallico diventa la parte mobile. In qualsiasi momento, la parte mobile può essere rimossa per agevolare la pulizia dei denti e garantire un’ottima igiene orale.
Inoltre, lo scheletro metallico viene applicato all’interno dei denti, sia in corrispondenza del palato che all’attaccatura delle gengive sotto la lingua: in questo modo, la parte metallica resta sempre invisibile.
Protesi dentaria a Firenze
Nell nostro studio odontoiatrico di Firenze, ci occupiamo di ricostruire i denti mancanti attraverso l’applicazione di vari tipi di protesi dentarie. Sarà il dentista, di volta in volta, a stabilire la miglior soluzione per le esigenze del singolo paziente. Contattaci per un appuntamento.
Il Dott. Doccisi, svolge la sua attività di dentista nel suo studio di Firenze in Via Vincenzo Borghini 1.
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da Dott. Marco Doccisi | 31 Mag 2021 | Consigli del dentista, Parodontite
La parodontite è una delle malattie dei denti più frequenti che si manifesta sia negli adulti che nei bambini consumando i tessuti portanti dei denti.
Oltre ad essere fastidiosa e dolorosa, è una patologia ritenuta socialmente debilitante. Con il progredire della malattia, infatti, il supporto dei denti può venir meno fino a farli cadere, perdendo parti preziose della dentatura.
Vediamo di seguito come riconoscere la parodontite, quali sono i sintomi più frequenti e le cure oggi disponibili per alleviare questo disturbo.
Cos’è la parodontologia?
La parodontite si manifesta inizialmente come un’infiammazione delle gengive, causata dall’accumulo di placca e tartaro.
Quando la gengivite non è adeguatamente curata, la placca continua ad alimentare i batteri, i quali sviluppano una vera e propria infezione al di sotto della sacca gengivale.
Da qui intaccano i tessuti che sostengono il dente, quali la stessa gengiva, il cemento e l’osso alveolare. Con l’andare del tempo, l’infezione causa una riduzione dell’adesione tra la gengiva e il dente, nonché il riassorbimento osseo e l’ampliamento delle tasche parodontali.
La recessione della gengiva e la perdita progressiva di osso possono portare alla caduta del dente, nei casi più difficili.
Secondo la classificazione dell’American Academy of Periodontology, la parodontite si distingue in tre forme:
- parodontite: è la forma attiva e cronica di infezione da batteri Gram avanzata, che porta alla perdita di attaccamento delle gengive e di osso dentale;
- parodontite sistemica: si manifesta come sintomo di altre malattie, quali ad esempio leucemie, neutropenia, sindrome di Down, morbo di Chron, sindrome di Cohen, sindromi da deficit di adesività leucocitaria e altri;
- parodontite necrotizzante: è una forma di parodontite molto aggressiva con presenza di necrosi e ulcerazione della gengiva, con sanguinamento, in tempi molto brevi, frequente nei pazienti con deficit del sistema immunitario.
Cause della malattia parodontale
Le gengiviti non curate sono la prima causa di infezione parodontale. Oltre queste, altri fattori di rischio che contribuiscono alla recessione della gengiva e alla perdita di minerale osseo sono:
- il fumo,
- il diabete mellito di tipo I,
- la carenza di vitamina C, precursore di collagene,
- lo stress emotivo;
- la placca;
- l’obesità.
Parodontite: sintomi
La comparsa della parodontite lieve avviene con una prima gengivite, infiammazione delle gengive caratterizzata da gonfiore, prurito e sanguinamento.
Quando la gengivite non è opportunamente curata, o la parodontite è aggressiva, l’infezione peggiora con la formazione di pus e ulcere, dando origine alla piorrea. A questo stadio inizia la retrazione della gengiva, con la formazione di spazio tra gengiva e dente (tasca parodontale), e l’esposizione del dente; la parodontite comincia anche a danneggiare il tessuto duro del dente, ossia il vero e proprio osso.
Il dolore è in genere assente in una fase iniziale, e si manifesta solo quando l’infezione è avanzata ed è già visibile pus o sanguinamento. L’alito diventa maleodorante ed è possibile avvertire una maggiore mobilità dei denti, segno che l’ancoraggio con la gengiva è diventato instabile.
Come si cura la parodontite?
Intervenire sulla cura della parodontite in maniera tempestiva è importante per bloccare la patologia a uno stato iniziale, così da prevenire la caduta dei denti o l’eccessiva perdita di tessuto gengivale.
Ai primi sintomi, che come abbiamo visto sono di solito riconducibili a una comune gengivite, il dentista effettua un’accurata pulizia dei denti volta a rimuovere l’accumulo di placca e di tartaro. In questo modo si toglie ai batteri presenti il nutrimento che porta alla loro proliferazione, e ne impedisce l’ulteriore aumento.
L’igiene orale a casa dovrà sicuramente migliorare, con l’uso di uno spazzolino dalle setole morbide, non aggressivo sulle gengive, e di un collutorio per parodontite, sotto consiglio del dentista.
Nei casi più avanzati, il dentista può suggerire una terapia laser per parodontite, che consiste nell’uso di laser foto ablativo e fotodinamico, in associazione con interventi di scaling e root-planing, per sanare la gengiva sulculare e rimuovere i detriti sottogengivali.
Parodontite, cosa mangiare e cosa no
Sebbene non esista un’associazione scientifica tra alimentazione e parodontite, è possibile comunque affermare con certezza che l’assunzione di alimenti ad alto contenuto di calcio, magnesio e fosforo migliorino la densità minerale ossea, inclusa quella dentale, e possono contrastare la perdita di tessuto dentale con un buon introito esterno.
Al contrario, alimenti ricchi di zuccheri sono i preferiti dai batteri, che trovano nella componente dolce di biscotti, marmellate, snack dolci e cioccolato un alleato pericoloso. Meglio quindi usare cibi confezionati e dolci con moderazione, avendo cura di lavare bene i denti subito dopo.
Inoltre, se la piorrea con pus sui denti si è già manifestata, è opportuno evitare caffè, tè, sughi al pomodoro e alimenti irritanti per le gengive. Infine, un giusto apporto proteico, da pesce, carne, legumi e pollo, è necessario per la riparazione delle lesioni parodontali.
Cura parodontite Firenze
Il nostro studio dentistico a Firenze si occupa di cura della parodontite con la tecnica laser per parodontopatie. Contattaci per fissare un appuntamento, se avverti denti mobili o prurito e fastidio alle gengive.
Il Dott. Doccisi, svolge la sua attività di dentista nel suo studio di Firenze in Via Vincenzo Borghini 1.
Laureato in Medicina e Chirurgia, è iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri col n.1278.
da Dott. Marco Doccisi | 24 Mag 2021 | Consigli del dentista, Dentista per bambini
Nonostante le iniziali resistenze che possono riguardarei neogenitori, arriva sempre il momento in cui il ciuccio diventa un accessorio indispensabile per calmare il neonato – e, di conseguenza, anche per rasserenare mamma e papà.
Il ciuccio è, del resto, un richiamo fortissimo al legame con la madre: l’azione della suzione da parte del bambino imita l’azione dell’allattamento al seno, il momento del pasto e del contatto pelle a pelle con la mamma.
I neonati si rasserenano, che sia per addormentarsi o per un po’ di sollievo da qualche piccolo malessere normale per la loro età, come la fase della dentizione o qualche colichetta addominale.
Purtroppo, a lungo andare, il ciuccio può diventare un nemico della salute dei bambini, e in particolare della loro salute orale: l’uso del ciuccio oltre una certa età può compromettere lo sviluppo corretto del palato e dei denti, ed è una delle ragioni per cui così tanti bimbi, dai sei ai dieci anni, sono costretti a ricorrere all’apparecchio per i denti.
Bisogna quindi rinunciare del tutto al ciuccio, sin da subito? No, una soluzione così drastica non è necessaria. Vediamo meglio in che modo il ciuccio condiziona la crescita dei denti e la formazione del palato, e come utilizzarlo in maniera sicura.
Ciuccio e denti storti: quale correlazione?
Le malocclusioni sono molto frequenti nei bambini che hanno utilizzato il ciuccio oltre il primo anno di vita.
In questi dodici mesi il palato e i denti sono ancora in fase di sviluppo e formazione, e l’inserimento di un supporto solido per diverse ore al giorno modifica irrimediabilmente il modo in cui i piccoli chiudono la bocca e allineano le due, future, arcate dentarie.
Non sempre in negativo, però: nel primo anno di vita il ciuccio può supportare la crescita delle ossa mascellari e aiutare a definire meglio la chiusura della bocca. Quando, però, i primi dentini iniziano a spuntare, sarebbe ideale ridurre al minimo, se non togliere completamente, il ciuccio.
Il suo uso infatti può influenzare l’arcata superiore, provocandone un allungamento che rende i denti superiori sporgenti rispetto a quelli inferiori, e allo stesso tempo può interferire con il piano verticale della bocca causando una tipologia di malocclusione chiamata “morso aperto”.
Nel morso aperto, quando la bocca è chiusa, i denti posteriori sono a contatto, mentre i denti anteriori rimangono distanziati tra loro. Questo disallineamento è dovuto proprio all’uso prolungato del ciuccio, in particolare dopo il primo anno e mezzo di vita.
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Il ciuccio è, per sua natura d’uso, continuamente a contatto con il palato, su cui la suzione esercita una continua pressione anche per molte ore.
Quando questo accade, il palato subisce una curvatura verso l’alto che porta al restringimento dell’osso superiore mascellare rispetto all’osso mandibolare.
I denti dell’arcata superiore, a loro volta, si distaccano da quelli inferiori, su cui non poggiano bene, causando il cosiddetto “morso inverso”: i denti superiori sono incassati rispetto a quelli inferiori, e l’osso mandibolare è più sporgente e non allineato alla mascella.
Andiamo alla domanda che tutti i genitori si pongono: quando sarebbe meglio togliere il ciuccio per prevenire tutti questi problemi ai denti e al palato?
da Dott. Marco Doccisi | 17 Mag 2021 | Consigli del dentista, Igiene orale
Sbiancamento denti con il laser, quando per avere denti bianchi e privi di macchie, la pulizia dei denti quotidiana potrebbe non bastare.
I denti sono molto delicati e tendono a macchiarsi molto facilmente. Questo succede molto spesso con l’assunzione di sostanze che intaccano lo smalto dentale e creano piccole macchie scure o gialle. Che risultano essere decisamente antiestetiche.
Per ovviare a questo problema si può ricorrere, una volta ogni anno, alla pulizia dei denti professionale da effettuare presso il proprio dentista di fiducia. Già con la detartrasi è possibile rimuovere accumuli di placca e tartaro, che opacizzano e macchiano i denti.
Oltre alla pulizia dei denti, un altro trattamento molto utile è quello dello sbiancamento dentale laser. Attraverso l’applicazione di un particolare gel e l’uso del laser, si possono ottenere denti bianchissimi e privi di ogni imperfezione di colore.
Vediamo insieme come funziona lo sbiancamento denti con il laser e come mantenere il risultato ottenuto dopo la seduta dal dentista.
Il laser per lo sbiancamento dei denti
La tecnica dello sbiancamento dentale con laser consiste nell’applicazione di un gel a base di perossido di idrogeno che viene attivato dal laser specifico per dentisti e rilascia radicali liberi sullo smalto dentale.
I radicali liberi entrano dentro lo smalto e identificano le molecole iperpigmentate presenti sui denti, proprio quelle che, raggruppate, costituiscono le temute macchie sui denti.
La differenza cromatica tra il bianco naturale del dente e il giallo/marrone delle macchie permette al laser di riconoscere i punti critici e di frantumare le molecole iperpigmentate, restituendo ai denti il loro bianco omogeneo e naturale.
Dopo l’applicazione del gel e l’azione del laser, il paziente sottoposto a sbiancamento dentale deve rimanere fermo per qualche minuto, così da permettere al gel di svolgere pienamente la sua funzione sbiancante.
Già alla fine della prima seduta il risultato è immediatamente visibile. Nei giorni successivi, mantenendo dei comportamenti e delle accortezze particolari, si continuerà a notare il miglioramento del colore dentale.
Attenzione: prima dell’applicazione del gel per lo sbiancamento laser, è sempre importante eseguire una pulizia dei denti profonda.
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