da Dott. Marco Doccisi | 22 Feb 2022 | Consigli del dentista, Parodontite
La parodontopatia è un disturbo che mette a rischio la bellezza, ma anche la salute dei denti.
Oltre al fattore estetico, infatti, la parodontopatia può portare a danni irreparabili sui denti, causandone la caduta o l’instabilità per via della retrazione delle gengive.
Spesso associata a una banale gengivite, magari un po’ troppo insistente, la parodontopatia è invece una malattia che va curata dal dentista, con trattamenti e terapie specifiche per contrastare sia l’infezione che l’infiammazione, prima che possa diventare una parodontopatia cronica.
Sulla parodontite rimangono ancora molti dubbi da parte dei pazienti. In questo articolo cercheremo di rispondere a tutte le domande più frequenti che riguardano parodontite e piorrea, spesso erroneamente usate come sinonimi.
1) Cosa si intende per parodontopatia?
La parodontopatia o parodontite è un’infezione batterica che si manifesta con una forte infiammazione dei tessuti dentali. Riguarda, quindi, la gengiva, ma anche i tessuti interni che compongono il dente. È inoltre una malattia degenerativa, perché porta al deterioramento dei tessuti, fino alla loro perdita totale.
2) Quali sono le cause della parodontopatia?
La parodontite è causata da un eccesso di batteri. La bocca è normalmente popolata da batteri che il sistema immunitario riesce facilmente a tenere a bada, finché non diventano troppi. Quando l’igiene orale viene trascurata, i batteri si raggruppano sui denti e formano la cosiddetta placca dentale, una patina presente sullo smalto dentale nella quale possono moltiplicarsi indisturbati. Le tossine prodotte dai batteri portano in un primo momento alla gengivite, che si manifesta con gengive che sanguinano quando si spazzolano i denti. Se la gengivite dura più a lungo, l’infiammazione può estendersi all’apparato parodontale, diventando così una parodontite.
3) Quali sono i sintomi della parodontite?
I primi sintomi non sono molto riconoscibili. A uno stato iniziale, infatti, la parodontite è una semplice gengivite, spesso reputata passeggera. Quando questi sintomi peggiorano o si prolungano scatta il campanello d’allarme: sanguinamento quando si spazzolano i denti, bordo gengivale gonfio e alitosi sono i fattori più comuni di una parodontite a uno stato iniziale. La diagnosi definitiva deve essere affidata al dentista, che attraverso esami diagnostici quali radiografie e sondaggio delle tasche parodontali può accertare la presenza di una malattia parodontale e il suo stato di gravità.
4) Qual è la differenza tra parodontopatia e piorrea?
Questi due termini sono spesso usati come sinonimi, ma rappresentano uno la malattia, uno il sintomo. La parodontite è l’infezione vera e propria, mentre la piorrea è la formazione di pus, associato al sanguinamento, sulle gengive. Questo sintomo si manifesta nelle malattie parodontali più gravi, e preannuncia una possibile instabilità dei denti.
5) Quali sono le terapie previste per la parodontite?
La prima fase di cura punta a migliorare l’igiene orale. Il dentista procede quindi con una o più sedute di pulizia dei denti professionale per rimuovere la placca batterica, e quindi la sede di proliferazione dei batteri in bocca. Un’adeguata igiene orale prosegue a casa, con indicazioni sul tipo di spazzolino e dentifricio utilizzare. Se il problema persiste, il dentista può procedere alla levigatura sottogengivale delle radici, una procedura eseguita in modo indolore, con anestesia locale. In alcuni casi è integrato l’antibiotico mirato, specialmente in presenza di piorrea.
6) Quando e perché ricorrere alla chirurgia?
La chirurgia parodontale diventa necessaria in caso di parodontiti avanzate, in cui i denti non sono sani né stabili, hanno perso parte dei loro tessuti e le gengive non offrono più adeguato supporto. La chirurgia consente sia di ripulire le tasche parodontali che di ricostruire i tessuti di sostegno del dente, che sono andati distrutti a causa della malattia.
7) La cura della parodontopatia è dolorosa?
Il dolore e il fastidio successivo per il paziente oggi è molto ridotto, grazie alle attuali tecniche chirurgiche e in particolare all’impiego del laser. L’intervento può essere eseguito ambulatorialmente con l’utilizzo di medicazioni pre-operatorie, di anestetici locali e antidolorifici somministrati dopo la chirurgia, in modo da rendere così la procedura chirurgica il più confortevole possibile.
8) Quanto tempo è necessario per la guarigione?
Il giorno successivo all’intervento il paziente può riprendere la sua normale routine quotidiana. Devo comunque seguire scrupolosamente le indicazioni del medico riguardo al tipo di dieta da seguire, ai farmaci da assumere, e più in generale, il comportamento da tenere.
Cura parodontite Firenze
Nel nostro studio dentistico si eseguono sia la diagnosi che il trattamento delle parodontopatie a Firenze con terapia laser per ridurre il dolore e i tempi di guarigione del paziente. Contattaci se le tue gengive continuano a sanguinare, o se i denti si muovono, per evitare di perdere parti importanti della dentatura.
Il Dott. Doccisi, svolge la sua attività di dentista nel suo studio di Firenze in Via Vincenzo Borghini 1.
Laureato in Medicina e Chirurgia, è iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri col n.1278.
da Dott. Marco Doccisi | 13 Dic 2021 | Chirurgia orale, Consigli del dentista
I canini inclusi sono un problema dentale che riguarda tra l’1 e il 5% della popolazione adulta, conosciuti anche come denti nel palato o canini inclusi nel palato.
Il terzo dente dopo il molare, facilmente riconoscibile per la sua posizione (tra i denti anteriori e le mole) e per la sua forma (è l’unico dente appuntito), presenta spesso un problema di mancata eruzione difficile da diagnosticare a occhio.
Così come è possibile che vi sia uno spazio vuoto tra l’ultimo incisivo e la prima mola, è anche probabile che i canini inclusi siano rimasti all’interno della gengiva poiché il loro spazio è occupato dai canini da latte non caduti.
La permanenza del dente deciduo rende quindi impossibile stabilire la compresenza di canini non emersi, visibile soltanto durante la radiografia.
Molti adulti scoprono di avere dei canini da latte proprio durante una visita odontoiatrica, pur andando dal dentista per tutt’altro motivo.
Questo spinge molti pazienti a continuare a ignorare la questione: si può sopravvivere con una doppia coppia di canini, di cui due non emersi, ma è ben più consigliato correre ai ripari per evitare che i denti nascosti possano dare in futuro problemi di malocclusione o piorrea.
Vediamo insieme quali sono le cause dietro la mancata eruzione dei canini definitivi e quali soluzioni può offrirvi il vostro dentista di fiducia.
Canino incluso: cause
Come molti problemi dentali, le cause più frequenti che portano all’inclusione dei canini sono da ricercare nello sviluppo della dentatura durante l’infanzia.
L’uso prolungato del ciuccio, specialmente dopo i due anni, può infatti provocare una deformazione stabile, detta morso stretto, che restringe lo spazio disponibile del palato e della gengiva: così resta meno spazio per i denti futuri, e il canino incluso non può scendere poiché non trova alloggio.
Altra problematica è invece quella dell’agenesia dentale, ossia l’assenza di un nuovo dente canino che sostituisce quello deciduo. Il dente da latte, non ricevendo la “spinta” da quello definitivo, non è stimolato a cadere, e resta così ben saldo al suo posto, confondendosi con il resto della dentatura definitiva.
Solo una radiografia può rivelare la reale causa dell’inclusione dentale del canino. Prima si interviene, più il problema sarà facilmente risolvibile.
Dente canino incluso: le soluzioni
La maggior parte dei canini inclusi si distingue in due tipi, a seconda della direzione che assumono all’interno della gengiva. Si parla di canino incluso vestibolare quando cresce in direzione della guancia, e di canino incluso palatale quando è direzionato verso il palato.
Oltre alla direzione, per definire un piano terapeutico appropriato è importante capire come si sono assestati i denti all’interno della gengiva. Non avendo una direzione d’uscita, infatti, possiamo ritrovarci spesso in presenza di un canino incluso obliquo o orizzontale: nella radiografia risulta come un dente storto, o addirittura del tutto perpendicolare rispetto agli altri denti.
Conoscere queste differenze è utile al dentista per decidere quali cure odontoiatriche prendere per risolvere il problema.
Canini inclusi apparecchio
Se l’inclusione dentale viene individuata in giovane età, si passa quasi sempre per la via dell’ortodonzia.
L’apparecchio ai denti serve infatti ad allargare il palato, a dare più spazio alla gengiva e a creare quello spazio finora assente, per permettere al dente di scendere in posizione corretta.
Non sempre, però, un apparecchio è sufficiente, specialmente se si prendono provvedimenti in età adulta. Qualora il canino si sia posizionato in maniera obliqua o, nella peggiore delle ipotesi, ci trovassimo davanti ad un canino incluso anchilosato (saldato all’osso mascellare o mandibolare), l’unica strada perseguibile è quella chirurgica.
Canino incluso intervento
Un canino incluso, anche se scoperto in età adulta, non va preso sottogamba. Quando il canino non scende in maniera naturale, nemmeno dopo l’allargamento del palato con apparecchio, o quando non è in posizione corretta dentro la gengiva, si ricorre a un intervento chirurgico di due tipi:
- trazione: si incide la gengiva per accedere al dente, si rimuove l’osso e la mucosa intorno al dente e si aggancia posizionando una staffetta che lo “tira” verso la direzione corretta. Questo è un metodo volto al riallineamento, e quindi al mantenimento del dente;
- estrazione: se la trazione e l’apparecchio non danno i risultati sperati, non resta altro che togliere il dente definitivamente e lasciare sulla gengiva spazio a sufficienza per installare una protesi dentale fissa, a sostituzione dell’incisivo originale.
Cura dei canini inclusi a Firenze
Il nostro studio dentistico a Firenze è in grado di individuare attraverso una prima radiografia eventuali canini inclusi, e di sottoporre i pazienti ad una terapia con apparecchio o con estrazione, a seconda della gravità del caso.
Nel caso dell’inclusione canina, il tempo è veramente prezioso: se si interviene da bambini si risparmiano tante sedute dal dentista, e anche trattamenti chirurgici più invasivi. Contattaci per prendere subito un appuntamento.
Il Dott. Doccisi, svolge la sua attività di dentista nel suo studio di Firenze in Via Vincenzo Borghini 1.
Laureato in Medicina e Chirurgia, è iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri col n.1278.
da Dott. Marco Doccisi | 10 Nov 2021 | Carie e otturazioni, Consigli del dentista
Consiglio diretto per tutti i genitori: non assecondate i bambini che non vogliono lavarsi i denti. Forse non lo sapete ma è proprio la scarsa igiene orale la principale causa delle carie nei bambini.
Le carie sono molto ricorrenti anche sui bambini piccoli, colpendo i denti da latte se non vengono utilizzati spazzolino e dentifricio dopo ogni pasto. Tanto che la carie denti da latte è la principale infezione dentale per cui mamma e papà si rivolgono al dentista pediatrico.
Così come per gli adulti, nei bambini la carie può degenerare rapidamente, intaccando il nervo del dente e causando forti dolori che necessitano di cure specifiche.
L’otturazione dente per carie è molto frequente nei pazienti in età pediatrica, e può condurre alla distruzione dei denti decidui.
Come comportarsi di fronte al pericolo della carie? Ecco qualche consiglio utile per tutti i genitori, alle prese con l’igiene orale dei bambini.
Prevenzione carie bambini: cosa fare e come
Come già anticipato, lavare i denti dopo ogni pasto è un gesto di routine che deve entrare a far parte nella vita dei più piccoli da subito. Abituandoli così all’igiene orale già in età prescolare.
Anche quando i denti non sono ancora emersi del tutto, e i piccoli di casa sono in fase di svezzamento, papà e mamma possono pulire le gengive passando una garza sterile imbevuta dopo ogni poppata o dopo ogni pasto.
Questo aiuta ad alleviare anche le irritazioni causate dalla comparsa dei dentini, di solito tra i sei mesi di vita e i ventiquattro mesi compiuti, periodo in cui emerge la totalità di denti da latte.
Intorno all’anno di vita, quando il bambino o la bambina avranno preso più coscienza del mondo, arriva il momento di introdurli all’uso dello spazzolino. Scegli un modello con setole morbide e testina piccola, adatta alla bocca dei neonati.
Per un po’ di tempo dovrai accompagnare il bambino alla scoperta della pulizia dei denti, per prevenire il problema dei dentini da latte cariati. Affiancalo a te mentre lavi i tuoi denti, e guida la sua manina all’interno della bocca per condurlo con spazzolate lente e morbide.
Per i primi tre anni, questa operazione va eseguita insieme. Può diventare un bel momento di condivisione con i figli, trasformandolo così in un gesto abituale che continueranno a far da soli quando saranno grandi.
Una delle principali cause dello sviluppo di carie nei bambini è la malocclusione. L’utilizzo del ciuccio oltre i due anni fa sì che il palato si restringa, spostando i denti superiori verso l’alto e creando il cosiddetto morso aperto.
La distribuzione dei denti cambia radicalmente e può creare difficoltà sia nella masticazione che nella pulizia dei denti più profondi della bocca. Oltre al fatto che, in futuro, potrebbe diventare necessario l’uso dell’apparecchio per allineare di nuovo la mascella.
Evita di utilizzare il succhiotto oltre una certa età del bambino, proprio per queste ragioni.
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Denti in gravidanza: come comportarsi
Per molti anni i nostri genitori hanno demonizzato lo zucchero come causa di carie nei denti dei bambini.
Un fondo di verità c’è, ed è innegabile: non sono gli zuccheri naturali, come quelli della frutta o dei carboidrati, ma gli zuccheri aggiunti ai cibi quali merendine, succhi di frutta, bevande gassate, crackers e altri cibi preconfezionati a incidere sulla salute.
Il deposito di zuccheri favorisce infatti l’acculumo di placca sui denti e, di conseguenza, la proliferazione batterica, responsabile della formazione di carie ai denti. Un circolo vizioso che si può rompere assumendo meno zuccheri e lavando sempre i denti dopo mangiato.
Attenzione alle camomille della buonanotte e agli sciroppi per la tosse: anche in questo caso il contenuto di zuccheri è alto, e, sebbene sembrano liquidi innocui, è sempre bene lavare i denti prima di andare a letto e non ingerire altro prima della nanna.
Anche se, in apparenza, i bambini non presentano alcun problema di natura odontoiatrica, la programmazione di una visita dentistica pediatrica entro i primi due anni di vita è consigliata per vari motivi:
Il nostro studio dentistico di Firenze, riceve piccoli e grandi pazienti. Contattaci per prenotare un appuntamento con i tuoi bambini.
da Dott. Marco Doccisi | 4 Ott 2021 | Carie e otturazioni, Consigli del dentista
L’amalgama dentale o amalgama d’argento è stato per anni il materiale più utilizzato, se non l’unico, dai dentisti per il restauro di molari e premolari.
Il risultato estetico non è stato però sempre piacevole. Non sono mancati i pazienti insoddisfatti delle “piombature” sui loro denti. In verità, il termine piombatura non è corretto, poiché l’amalgama d’argento non annovera il piombo tra i suoi componenti. Il colore, scuro e lucente, ricorda però quello del piombo puro, e non è certo bello da vedere sulla superficie di denti bianchi.
Oggi l’amalgama d’argento è quasi caduta in disuso, sia per il fattore estetico che per un fattore di salute. Perché? Ripercorriamo insieme la storia dell’amalgama dentale, fino ad arrivare ai metodi oggi utilizzati per eseguire le otturazioni dentali.
Uso dell’amalgama d’argento: da dove nasce
L’impiego dell’amalgama d’argento per la ricostruzione del dente ha origini antiche. Pare che i primi ad utilizzarla furono i cinesi, sotto la dinastia Tang, addirittura nel 659 d.C. Negli anni, l’amalgama è ricomparsa in alcuni testi occidentali e orientali, sia nel ‘500 che nel ‘700, e divenne il materiale d’elezione per i dentisti americani nei primi decenni del secolo scorso.
Non tutti, però, si trovavano d’accordo sull’uso dell’amalgama. All’epoca il problema era solamente estetico; oggi, invece, la diatriba è aperta sui rischi per la salute, a causa della sua composizione.
Com’è fatta l’amalgama dentale?
L’amalgama è una lega metallica che contiene argento, stagno, rame, palladio, indio e, in forma liquida, mercurio.
Questo assemblamento di metalli permette la realizzazione di un composto stabile e duraturo nel tempo, motivo per cui, a fini odontoiatrici, ha dato buoni risultati in passato, e in assenza di valide alternative.
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